sabato 9 febbraio 2013

Ci scusiamo per l'interruzione, le trasmissioni riprenderanno al più presto

Gentili spettatrici, gentili spettatori, le trasmissioni di questo blog proseguono su www.unbuonposto.blogspot.com

Non si vendono più libri, si regalano idee!

Vi aspettiamo numerosi!

Un caro abbraccio a tutti.

lunedì 7 gennaio 2013

Avviso ai naviganti 2013

L'oceano di questo blog è un deserto, così come era stato ampiamente previsto. Eppure la vita è là fuori da qualche parte e bisognerà pur andare a cercarla. Con il nuovo anno, tra i buoni propositi, mi sono promesso un blog nuovo di zecca che abbia almeno un po' più senso del blog di una libreria inesistente per lettori inesistenti. L'idea è quella di un luogo accogliente per lettori che necessitano di essere ben accolti. Una stanza con belle fotografie alle pareti e una voce narrante in sottofondo. Qualche ricetta per orizzonti più ampi e qualche suggestione. Esperienze di buone o cattive letture. Particolari visioni d'insieme... Il tutto provando a traslocare appena possibile. Per ora mi limito ad inviare un affettuoso saluto ai pochi tenaci naviganti.      

giovedì 5 luglio 2012

Quale miglior motivo per tornare?

Non si tratta di un errore o di un'incauta sovrapposizione di date, non scrivo davvero da molto tempo. Diciamo che la mia interpretazione del blog come "diario on line" è un tantino personale... Quale miglior motivo quindi per tornare a scrivere di un articolo ricevuto sulle pagine on line di "E", mensile di Emergency, da una cara amica direttamente dall'Algeria, dove vive da qualche anno? E che brillante opportunità per il sottoscritto dar profitto a questa sorpresa e vita a quel "mio blog due.punto.zero" che da mesi meditavo. Nuova vita a queste pagine impolverate e aria alle mie stanze dopo il lungo piovoso inverno. Per completezza di cronaca riporto il mio commento postato all'articolo di Laura.

Brava Laura! Un contributo prezioso il tuo, da cogliere insieme a quello dei pochi che ci aprono gli occhi e da offrire ai molti che non vogliono vedere. Parafrasando il titolo di un vecchio caro disco dei Sonic Youth: siamo “il mondo del sogno ad occhi aperti”. Vediamo solo ciò che vogliamo vedere e il rischio che oggi tutti corriamo è di venire travolti dalle molte informazioni senza avere il tempo di approfondire. Leggere poco di tutto e non tutto di quel poco davvero importante. L’Algeria in fondo è solo un paese del nord Africa, tra paesi che pare abbiamo appena conosciuto una loro inaspettata primavera. Una svogliata pagina free press fa il suo giro nel vento artificiale prodotto dai vagoni di una metropolitana milanese nell’anno di grazia 2012…

Ricevo e volentieri pubblico

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Buon compleanno Algeria

4 luglio 2012versione stampabile

Sana Heloua ya Djazair. Cara Algeria, tanti auguri. Oggi compi 50 anni. Avrei voluto preparare qualcosa di speciale. Avrei voluto parlare della tua bellezza mozzafiato. Avrei voluto raccontare di Yasmine, Djamila, Zohra e delle altre moudjahidate, partigiane che hanno sacrificato tutto per la tua libertà.
Avrei voluto ricordare le riprese di Gillo ‘il biondo’, come dicono gli abitanti della Casbah di Algeri. Avrei voluto pensare alla festa di quei giorni, di quel 5 luglio del 1962, quando migliaia di algerini e algerine si riversarono nelle strade per gridare la loro gioia. Avrei voluto citare i tuoi poeti. Kateb Yacine, Matoub Lounes…Avrei voluto. E invece ancora una volta qualcosa ha rovinato la tua festa.
Per onorare i tuoi primi 50 anni i tuoi governanti hanno scelto di far uscire con Le Monde un dossier dedicato ai loro successi. Un intero speciale su di te, cara Algeria, intitolato ”Strategia internazionale”, con una lunga intervista del tuo presidente, Abdelaziz Bouteflika, e di ben sette ministri, da quello degli Esteri a quello delle Finanze e dell’Energia. Uno speciale a dire la verità un pò strano, con la pubblicita’ di Sonatrach e Algerie Telecom.
Poche ore dopo tutto e’ diventato chiaro. Si è scoperto che quel numero speciale di sedici pagine i tuoi governanti, lo avevano comprato. A quanto? Non lo so. Si è scoperto che le interviste non sono state fatte dai soliti giornalisti di Le Monde. Tutto lo speciale e’ stato realizzato da un’agenzia di comunicazione incaricata delle celebrazioni per il 50esimo anniversario della tua indipendenza.
E’ scoppiata la polemica. I redattori di Le Monde hanno protestato la loro direzione colpevole di non aver scritto che il supplemento era in realtà una pubblicità. Un supplemento ”non giornalistico” che ”nuoce gravemente alla credibilita del giornale”, hanno scritto, ”e al lavoro dei redattori”.
La tua festa si è trasformata nell’ennesima autocelebrazione grottesca di governanti. Però cara Algeria, tanti auguri te li faccio lo stesso. Te li meriti e, forse, ne hai bisogno.

giovedì 22 settembre 2011

Alla ricerca del post perduto.

Chi mi segue avrà ormai capito che la frequenza dei post in questo blog, come ampiamente previsto dal sottoscritto, è limitata come pioggia in un deserto. Ed è anche per questo motivo che aver perduto in una qualche dimensione parallela un piccolo post pre-estivo (particolarmente ispirato) mi mette ancora un po' di malinconia. Insieme agli auguri di buone letture d'agosto illustravo alcune piacevoli sensazioni che un bel libro continua a donarmi praticamente in cambio di nulla o quasi, se si esclude il prezzo di copertina del volume. Purtroppo quelle belle parole hanno deciso di abbandonare improvvisamente lo schermo del mio P.C. e raggiungere un qualche luogo dei pensieri perduti. Rispetto la loro decisione e invio un ultimo saluto, non posso fare molto altro. Spero soltanto di ricevere un giorno un segnale, un cenno di assenso, l'autorizzazione speciale per visitare quel luogo.     

mercoledì 10 agosto 2011

"Raimondcarverite acuta" ...

Sì, ho modificato il post precedente per invertire l'ordine di due frasi che non mi facevano dormire. Si chiama "raimondcarverite acuta", non è infettiva ma cronica, temo.

giovedì 7 luglio 2011

Piccola postilla sul concetto di "outsider".

Da ragazzino, in un bel giorno di primavera, scoprii la parola "anticonformista". Dovevo avere dieci, undici anni, credo, e del significato di quella parola mi innamorai. Da allora decisi che nella vita avrei provato ad essere, a modo mio, un anticonformista. Negli anni a venire, da un punto di vista strettamente mentale - di vedute, di opinioni, di libertà di pensiero intendo - mantenni la promessa fatta a me stesso. Esteriormente, di quella promessa, non vi era in me traccia alcuna che potesse far pensare ad un adolescente intento a mostrarsi molto diverso dagli altri. Negli anni a venire, al concetto di "anticonformista", ho sovrapposto quello di "outsider". In quell'idea c'era tutto il sentimento di rivalsa di chi arriva dal basso, da una famiglia operaia o quasi, da un quartiere popolare e da una scuola di periferia; l'orgoglio di chi parte dalle retrovie - fosse anche solo per timidezza, riservatezza o voglia di stare in disparte - e ambisce, se non proprio al podio, almeno a giocarsela. Di pari passo, intorno ai miei vent'anni, sperimentavo versioni personali dei significati di "illusione" e "delusione", "sconfitta" e "rivincita", "conquista" e "perdita", in quella tipica autocommiserazione post adolescenziale che mi ha traghettato fino ai trent'anni. E' qualche passo prima dei trent'anni che da un approfondimento radiofonico sulla condizione giovanile di fine secolo apprendo, con sconforto quasi, che tutti gli adolescenti per loro tipica essenza - per rappresentare in cuor loro quella natura meticcia e effimera che li colloca in bilico tra infanzia e età adulta - sono tutti dei perfetti outsiders. Vidi così presi in giro tanti anni di fiera rincorsa ad un anticonformismo personale, nascosto quasi, celato nelle tasche e tenuto stretto tra le mani nella convizione di appartenere alla minoranza di una minoranza, e se possibile alla minoranza di quella minoranza... Orgogliosamente solo in una solitudine tenera e disperata, perfino difesa a denti stretti e preservata nel tempo, quel giorno all'improvviso mi ritrovai in una folla di solitudini, in un oceano di ragazze e ragazzi del tutto simili a me, con addosso i miei stessi vestiti, creati a mia immagine e somiglianza... Non volevo crederci ma dovetti crederci, non volevo abitare questo mondo ma dovetti farlo. In un giorno di primavera, molto tempo dopo i miei primi dieci anni, ho accettato tutto questo e per la prima volta sono stato davvero bene.